FLANDERS FLAP
Muzzle Protector No.3 Mk I
Un inusuale accessorio dal simpatico nomignolo “Gattaiola della Fiandre” ovvero “gattaiola” come la piccola porticina a molla che permette ai gatti di entrare ed uscire dalle abitazioni senza dovergli continuamente aprire porte o finestre (chi ha un gatto o un cane ne comprende certamente l’utilità) “delle Fiandre” perchè è li che comparve la prima volta (e forse è li che scomparve).
Naturalmente le informazioni in merito sono molto vaghe e frammentarie, è riportato sommariamente sullo Skennerton e di tanto in tanto in qualche forum salta fuori una discussione in cui se ne parla e si trovano informazioni che non c’è modo di verificare. Vediamo di raccapezzarci un po tra quel poco che si sa e quello che ho scoperto e proviamo a “combinare” qualcosa.
Questo simpatico oggetto, il cui nome corretto è “Muzzle Protector No.3 Mk I", altro non è che una protezione, un tappo per la canna. In pratica serviva ad impedire che pioggia, acqua, fango e sporcizia varia entrasse nella canna.
Fu prodotta a partire dal 1915 da differenti produttori (questi i più noti):
- M. Myers & Son Ltd. (produttore di piccoli stampati in lamiera, anche giocattoli)
- Brandauer & Co. (ancora oggi producono stampi e stampati di precisione per l’elettronica)
- HinksWells & Co. (noto produttore di pennini per penne stilografiche)
Il prezzo (in origine) per questi oggettini variava da produttore a produttore, dai 10 scellini per 100 pezzi (su un ordine da 100.000 pezzi) per la Brandauer & Co. agli 8 scellini ogni 100 pezzi (su un ordine da 100.000 pezzi) per la M. Myers & Son Ltd. Ogni produttore marchiava con la propria sigla o logo ogni singolo pezzo, la marcatura può essere presente sia sulla parte fissa che sulla parte mobile. Una volta verificati e accettati dal Dipartimento della Guerra venivano marchiati ulteriormente con la nota broad-arrow.
Furono prodotti (stima fatta in base agli ordini ma non si sa se siano stati consegnati o se ci siano stati altri contratti non menzionati, ...circa) 260.000 pezzi, contro 1.700.000 fucili prodotti nello stesso periodo (1915 anno in cui fu adottato - Gennaio 1917 anno in cui furono dichiarati obsoleti (L.o.C. 18303). Va da se che non tutti i fucili ne furono dotati, infatti erano già in produzione le protezioni in tela, fatte da:
- A. Purdey, al costo di 2 penny e mezzo per ogni 100 coprivolata (su un ordine di 10.000 pezzi)
- J. Purdey & Sons (ancora oggi fabbricante di armi “fini” per la caccia e lo sport) al costo di 6 pence ogni 100 pezzi (su un ordine di 50.000 pezzi).
Da J. Purdey & Son fu prodotta anche una versione semplificata (oggi rarissima). Le uniche immagini che si trovano sono sul libro "James Purdey & Sons 200 Years of Excellence".
La didascalia dice: "Athol Purdey Muzzle Protector, per prevenire l'ingresso del fango nella canna del Lee Enfield SMLE durante la guerra di trincea, prodotti a migliaia nello stabilimento situato al n°84 di Mount Street nel 1915".
A dimostrazione della contemporaneità dei sistemi di protezione in tela e in metallo, in questa foto scattata nell'aprile del 1917, possiamo vedere soldati in marcia nel nord della Francia dove si possono notare i fucili con la protezione sulla canna in tela.
L’esigua quantità di “Flanders Flap” prodotta, spiega l’estrema rarità e il prezzo da capogiro dell’oggetto originale, purtroppo spesso anche le repliche (inspiegabilmente) viaggiano a cifre intorno alle 70 sterline. Per questo me ne sono sempre tenuto alla larga fino
a quando non me ne è capitata una ad un prezzo che ritengo ragionevole. Dichiaratamente replica ma fedele all’originale.
Il funzionamento è semplicissimo, sono due lamierini sagomati in acciaio (pare che alcuni produttori li abbiano realizzati anche in ottone) incernierati tra di loro. Una molla ne permette l’apertura, la molla sempre in trazione mantiene la posizione sia in apertura che in chiusura. Inoltre la sagoma particolare del lamierino mobile, consente l’uso a baionetta inastata. Quando chiuso, interferisce con la linea di mira coprendo la visuale del mirino. Pertanto, eventualmente un soldato anche se “sbadato”, prima di usare il fucile si sarebbe accorto della chiusura e avrebbe potuto provvedere ad aprirla. La chiusura a molla permetteva anche (in caso di assoluta emergenza) di sparare (senza mirare) con lo sportellino chiuso, in teoria, in condizioni ottimali, si dovrebbe aprire automaticamente o spezzare e volare via al momento dello sparo, al contatto con la palla in uscita (ma non sarò di certo io a provare). Alcuni aneddoti riportati dal fronte parlano di queste protezioni, che incrostate dal fango non si aprivano più. Sparando si bucavano ma rimaneva comunque la lamiera a coprire la visuale sul mirino, così i soldati sparavano alla cieca. Pare siano stati rinvenuti numerosi resti da scavo di “flap” bucati.
Come e dove si fissa? ... Certamente a qualcuno sarà capitato di avere un esemplare di SMLE con una grossa vite sporgente sul puntale e si sarà chiesto: “ma perchè per un simile ineguagliabile capolavoro di bellezza avranno usato una vite con la testa così grossa e sgraziata?”... C’è sempre un motivo!
In alto un SMLE con vite normale la cui testa rimane a “filo” nel nose-cap in basso una vite con testa maggiorata per permettere il montaggio della “Flanders-flap”. In genere sono viti leggermente più lunghe e il filetto sporge leggermente (poco più di un millimetro) dalla parte opposta.
Qui lo vediamo montato:
Chiuso.
Aperto.
E con baionetta inastata nelle due posizioni.
Come anticipato, questa è solo (purtroppo) una fedele riproduzione, peraltro la più economica in circolazione (mi è costata ben 16 euro, prezzo a mio avviso accettabile).
Si trovano riproduzioni da 80 euro come questa:
ma anche da poco più di 40 come questa.
I venditori (quelli onesti) in genere dichiarano apertamente che si tratta di riproduzioni, e indicano anche in cosa non sono fedeli all’originale (marcature, tipo di vernice...) a detta loro lo fanno apposta per evitare che qualcuno le spacci per originali. Confrontandole si nota qualche piccola differenza, ma per apprezzare la fedeltà della riproduzione bisognerebbe confrontarli con uno autentico.
Purtroppo l’unico modo è spulciare in rete...
Questo presumibilmente è il più originale
Ma si trova anche qualche cosa d’altro, ad esempio questo anch’esso probabilmente originale
anche quest’altro, probabilmente originale.
Le differenzi maggiori che ho riscontrato sono:
- la misura della cerniera (nell’originale le due parti esterne uguali, la parte centrale più lunga)
- la sagoma della scanalatura orizzontale da cui parte la lamiera che va ad ostruire la visuale
(nelle repliche più brutte la scanalatura è unica per tutta la lunghezza, negli originali e nelle repliche più belle la scanalatura è interrotta e invertita in prossimità dell’asola per la molla)
- la molla (spesso nelle repliche vengono piegate manualmente le estremità per adattarle allo scopo) - la verniciatura (a polvere per le repliche e probabilmente semplicemente bruniti gli originali)
- Gli spigoli nella sagoma, nelle repliche sono più accentuati, negli originali più smussati (ma forse
li, tempo e usura ci hanno messo lo zampino).
Nonostante secondo me sia un oggetto di grande fascino, non ebbe molta fortuna, come già detto, non è difficile immaginare quale potesse essere l’effetto del fango delle Fiandre su quella povera molletta esposta agli elementi, e una volta saltata rendeva la “flap” totalmente inutile. Fu accantonata a favore del più comodo e affidabile cappuccio di tela, già a partire dai primi mesi del 1917. Pare che la produzione di tali protezioni continuò per almeno un altro anno nonostante la dismissione ufficiale e che i soldati non esitassero ad accaparrarseli anche forse solo a titolo di porta fortuna.
In questa rara foto si può vedere un soldato intento nella pulizia del suo fucile dotato di “Flanders Flap”.
Non si conosce ne la data di adozione ufficiale ne la data di dismissione. Non è menzionata nelle -List Of Changes- certo è che la diffusione dei più economici e pratici cappucci in tela già dal 1917 porta a pensare che il suo uso fu limitato durante i primi anni della Grande Guerra. Tuttavia l'immagine seguente, risalente al 1930 circa e scattata in Afganistan in cui un soldato dei Seaforth Highlanders è equipaggiato con SMLE, dimostra che il Flanders Flap fu usato anche in altri scenari dove polvere e sabbia potevano mettere a rischio l'arma.
Concludendo, dal momento che “Di doman non v'è certezza” .... Anche se l’11 Novembre, giorno della rimembranza è ancora lontano, visto che abbiamo parlato di Fiandre, colgo l’occasione per ricordare le parole del Tenente Colonnello John Alexander McCrae, che complice un episodio visto in televisione tantissimi anni fa del cartone animato “Peanuts” (Charlie Brown) riguardante l’argomento, mi ha sempre colpito imprimendosi nella memoria in modo indelebile.
qui il video: CLICCA QUI
Non ci sono più i cartoni animati di una volta.
SUI CAMPI DELLE FIANDRE (“In Flanders Fields”)
Sui campi delle Fiandre spuntano i papaveri tra le croci, fila dopo fila,
che ci segnano il posto; e nel cielo
le allodole, cantando ancora con coraggio, volano appena udite tra i cannoni, sotto.
Noi siamo i Morti. Pochi giorni fa
eravamo vivi, sentivamo l'alba, vedevamo risplendere il tramonto, amanti e amati.
Ma adesso giacciamo sui campi delle Fiandre.
Riprendete voi la lotta col nemico:
a voi passiamo la torcia, con le nostre
mani cadenti, e sian le vostre a tenerla alta. e se non ci ricorderete, noi che moriamo, non dormiremo anche se i papaveri cresceranno sui campi di Fiandra.
Altre immagini del Flanders Flap installato:
Copyright© 2017 - Andrea Grazioli per CoEx
Fonti:
“The Lee Enfield Rifle” - Ian Skennerton - pag. 427
“List of Changes” - Ian Skenerton - Vol. 4 - pag.164 - L.o.C. 18303
“In Flanders Fields” - John Alexander McCrae
“WEB”
e un particolare ringraziamento al forum EXORDINANZA e ai suoi utenti
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