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DREYSE M1841

DREYSE ZUENDNAEDELGEWEHR M1841 - Fucile ad ago





1839: La Prussia era uscita dalle guerre napoleoniche confermandosi una potenza militare di prim’ordine. La “Guerra di liberazione” aveva avuto un pesante impatto sulla società del piccolo paese germanico, rafforzando ulteriormente il militarismo nazionale e l’importanza delle forze armate.
Le guerre contro la Francia Repubblicana prima, e l’Impero Francese poi si erano combattute con le stesse armi che avevano portato al trionfo Federico il Grande mezzo secolo prima: seppure con qualche miglioria, i moschetti a pietra focaia e canna liscia erano ancora gli “attrezzi del mestiere” di tutti gli eserciti europei, non si era ancora riusciti ad inventare qualcosa che fosse al contempo sufficientemente affidabile e semplice per poter cambiare radicalmente l’armamento degli eserciti.
La teoria era semplice, il fucile tirava una cartuccia di carta contenente polvere e palla che andava lacerata con i denti, si versava un po di polvere nel bacinetto di innesco, si rovesciava il resto nella canna e si mandava tutto a fondo con la bacchetta. Cadenza di tiro sui 2 colpi a minuto nel fuoco a raffica, gittata utile sui 70 metri.

Attorno agli anni 30 e 40 del 1800, si iniziarono a convertire i moschetti dall’accensione a pietra focaia all’accensione a luminello o percussione, in questi l’unica differenza era che l’innesco veniva affidato ad una capsula di fulminato di mercurio che percossa dal cane, scoppiava e innescava la carica di lancio. Sistema più sicuro, soprattutto con la pioggia, ma durante la concitazione della battaglia posizionare la capsula nel luminello non era proprio una cosa pratica (chi scrive lo ha provato in rievocazione storica e seppure la “battaglia” sia fortunatamente solo simulata, posso assicurare che non è uno scherzo). Cadenza di tiro e gittata utile restavano invariati.
Qui entra in scena un giovane ed intraprendente armaiolo di Soemmerda, l’allora semisconosciuto Nikolaus Dreyse, che sviluppò un intelligente sistema di sparo nel quale l’innesco avveniva non grazie ad un cane esterno azionato da una molla a V, bensì ad un vero e proprio percussore ad ago azionato da una molla elicoidale.
Il suo prototipo era sempre ad avancarica, ma la munizione presentava caratteristiche ancora più innovative: era infatti una munizione “self-contained”, o composita: ovvero una cartuccia di carta combustibile contenente polvere, palla ed innesco, e non andava morsa o aperta prima dell’uso.

Cartuccia composita Dreyse: la prima versione del 1841 usava una palla tonda di 16.4 mm che forzava direttamente sulle rigature, poi nel 1855 si passò al particolare modello con sabot che garantiva una maggiore gittata, a fronte di una piccola perdita di precisione.

 

Il giovane Nikolaus a questo punto ebbe l’idea geniale. Progettò un otturatore girevole scorrevole, contenente il meccanismo di sparo, che permetteva di aprire e chiudere la culatta dell’arma e camerare la cartuccia. La chiusura era affidata a due coni contrapposti che si incastravano in chiusura tramite un deciso colpo di taglio della mano destra. L’azione non era quindi del tutto stagna ma garantiva che la piccola fuoriuscita di gas venisse rivolta verso la volata per non infastidire il tiratore. A questo punto, non dovendo più calcare la palla dalla bocca, aggiunse una camera di cartuccia e una canna solcata da 4 profonde rigature. Il diametro dei vuoti era di 16.5 mm, mentre i pieni avevano un diametro di 15.4 mm, pertanto spesso si fa riferimento al calibro dell’arma come “15.4 Dreyse” .

La gittata utile dell’arma, diventava quindi di 250 metri circa, mentre nel fuoco a raffica era in grado di infliggere perdite fino a 6/700 metri. Niente male considerando che i moschetti ad avancarica e canna liscia contemporanei restavano limitati a 100/200 metri al massimo.
Ma la vera potenzialità del fucile era sicuramente la cadenza di fuoco. Un operatore addestrato poteva arrivare a tirare anche 8 o 9 colpi al minuto, almeno il triplo rispetto ad un fucile ad avancarica, inoltre, necessitando di molte meno manipolazioni, risultava molto meno stancante da usare durante una sessione di fuoco prolungata.

 Spaccato del fucile e sequenza di caricamento.

 

L’adozione ufficiale da parte delle forze armate Prussiane rimane avvolta da miti e leggende. Si narra che il progetto fu dapprima rifiutato a priori dalla commissione armamenti, e che il progetto venne accettato solo dopo che Dreyse regalò due lussuose carabine ad ago a re Federico Guglielmo III, che stupefatto dalle loro prestazioni, obbligò la Commissione ad adottare il fucile.
Non sappiamo se andò proprio così, tuttavia si sa per certo che in origine ci furono dei dubbi. Si pensava che il fante semplice, se dotato di un arma del genere, sarebbe stato portato a sprecare le proprie munizioni, e che il maggior consumo di cartucce avrebbe mandato in crisi il sistema logistico. Obiezione sollevata in tempi più recenti anche con altri tipi di armi dopotutto!

Nonostante le polemiche, il fucile passò appieno tutti i test dell’esercito, dimostrandosi un arma robusta, affidabile e semplicissima da smontare e mantenere in ordine. Era pure notevolmente preciso, e dotato di organi di mira di prim’ordine.

Otturatore smontato. Le varie parti erano tenute assieme da un gioco di incastri e potevano essere smontate in pochissimi secondi. Il percussore originale (in ottone) manca della punta dell’ago

L’ago (riproduzione moderna). Seppur indicato da certe fonti come “fragilissimo” e “soggetto a continue rotture” l’ago in realtà si poteva rompere quasi esclusivamente durante lo smontaggio dell’otturatore. Tuttavia ogni soldato in previsione di ciò era equipaggiato con 5 aghi di ricambio e la sostituzione poteva essere effettuata in pochi secondi.

 

La produzione in serie iniziò nel 1841, nei principali arsenali di Soemmerda, Spandau, Erfurt e Danzica.
Per ironia della sorte, il battesimo del fuoco del fucile Dreyse fu l’insurrezione di Dresda del 1849, durante il famoso “quarantotto”, dove i soldati prussiani inviati in difesa dell’Elettore di Sassonia spararono contro la popolazione in rivolta.
Anche se fu probabilmente la meno nobile impresa a cui prese parte, il Dreyse dimostrò da subito le sue potenzialità.

Il fucile ebbe poi modo di dare prova delle sue grandi potenzialità sia durante la Guerra dello Schleswig Holstein contro la Danimarca nel 1864 e più importante, durante la Guerra Austro Prussiana del 1866, dove la superiore tattica dell’esercito prussiano ebbe la meglio su avversari spesso numericamente superiori. Nonostante la maggiore gittata dei fucili “Miniè” ad avancarica usati da Danesi e Austriaci, la cadenza di fuco brutalmente superiore dei prussiani ebbe sempre la meglio negli scontri.

Dopo la guerra del 1866 il modello M41 venne rimpiazzato dal modello M62, leggermente più corto e dotato di canna in acciaio anziché in ferro, ma che tuttavia manteneva lo stesso funzionamento e calibro del vecchio modello.

 Fucile modello M41 (sopra) e M62 (sotto)

 

Nel 1866, i Francesi introdussero il fucile ad ago modello “Chassepot”. Molto più innovativo come design e aspetto, funzionava sempre ad otturatore girevole scorrevole come l’ormai vecchiotto fucile prussiano, ma differiva nel calibro (11.6 mm a palla tronco ogivale contro i 16 del Dreyse) e per l’accortezza di utilizzare una guarnizione in gomma alla testa dell’otturatore, che garantiva una tenuta stagna ai gas al momento dello sparo. La gittata massima era quasi 1500 metri. In origine doveva impiegare una cartuccia metallica, ma il costo dei bossoli venne ritenuto allora improponibile dallo stato maggiore che forzò l’ideatore a ripiegare su di una più convenzionale cartuccia in carta.

Fucile M1866 Chassepot (a sinistra) e fucile M1841 Dreyse (a destra)
Notare l’aspetto molto più moderno del fucile francese.

 

I Prussiani iniziarono a lavorare su di una modifica alla testa dell’otturatore del fucile M62 e delle carabine da Fucilieri e Jager, la cosiddetta “modifica Beck”, che consisteva nell’installare una camera semi flottante nella testina dell’otturatore che conteneva una guarnizione in gomma. Era una modifica estremamente semplice ed economica, ma che unita ad una nuova cartuccia con fondello sigillante integrato, quasi raddoppiava la gittata dell'arma.

Modifica Beck: Fig 1 configurazione originale, Fig 2 dopo la modifica. 

 

Purtroppo per i Prussiani, al momento dello scoppio della guerra contro la Francia nel 1870, solo pochissimi reggimenti avevano fatto in tempo a ricevere i fucili modificati.

Ovviamente il fucile francese, seppur pompato dalla propaganda francese come “una meraviglia” dopo lo scontro di Mentana contro i garibaldini, (durante il quale in realtà spararono solo pochissimi colpi) non era affatto esente da difetti. In particolare gli Chassepot erano estremamente suscettibili a bloccarsi per sporcamento dopo pochi colpi, soprattutto se le cartucce erano di bassa qualità come spesso successe durante le fasi più disperate della guerra del 1870/71, tanto che ai soldati venivano dati in dotazione degli scovoli con cui pulire continuamente la camera di scoppio durante l’azione. Nel mio piccolo ho potuto verificare che anche usando polveri di elevata qualità, lo Chassepot viene bloccato dai residui dopo meno di 10 tiri, dopodiché occorre scovolare la camera, mentre nel Dreyse, usando cartucce correttamente ingrassate, si può continuare il fuoco ad oltranza senza interruzioni.
Nonostante tutto, il Dreyse era arrivato alla fine della sua vita operativa: finita la guerra Franco Prussiana, nel 1872, venne dichiarato obsoleto. Dopo 31 anni di onorato servizio, durante i quali aveva contribuito in maniera decisiva a vincere tutte le guerre a cui prese parte, venne ritirato e relegato alla milizia e impieghi di seconda linea. Il suo successore fu il Mauser modello 1871, calibro 11x60R a otturatore girevole scorrevole e cartuccia metallica, che, eccezion fatta per la Baviera che mantenne i Werder, divenne il primo fucile d’ordinanza per tutto l’esercito del neonato Impero Tedesco.

A completamento di questo argomento è possibile trovare informazioni su tiro e ricarica del fucile Dreyse nell'apposita scheda. (clicca qui)

CLASSIFICAZIONE COLLEZIONISTICA:

Reperibilità 5
Valore Storico 4
Valore nel Tempo 3
Valore di Mercato 5
Stato dell'Arma GRADE A-

Per consultare la legenda, clicca qui

Copyright© 2017 - Andrea Cuoghi per CoEx

Soldato Prussiano armato di fucile Dreyse


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