ARISAKA TYPE 99
L'ultimo fucile del Sol Levante
Grazie alla collaborazione con la rivista Armi e Tiro, nel Giugno 2021, Co-Ex ha pubblicato il secondo articolo redatto in cooperazione tra alcuni membri del direttivo Co-Ex.
Il risultato è una trattazione completa ed esaustiva su una delle armi lunghe più emblematiche dell'Impero Nipponico.
L'Arisaka Tipo 99.
Pubblichiamo qui di seguito i file dell'articolo.
Subito a seguire le immagini della rivista allegate, è possibile trovare alcune precisazioni sull'articolo e integrazioni sull'argomento.
ADDENDA:
GLI SNIPER (a cura di A. Rossetto)
Alcune note aggiuntive relativamente alla parte dell’articolo sulle versioni da cecchino del Tipo 99. Viene indicato “l’otturatore fu allungato”: ovviamente il corpo dell’otturatore non subì modifiche, l’allungamento in oggetto riguardò semplicemente la manetta dell’otturatore.
Altre precisazioni: le 2300 ottiche regolabili furono le ultime prodotte e non ebbero un sistema di regolazione “alla tedesca”, la regolazione avveniva invece per mezzo di tre viti esterne poste a 120 gradi una rispetto all’altra sull’anello anteriore dell’attacco. Nei primi esemplari prodotti dette viti venivano protette con dei coperchietti avvitabili a testa esagonale.
Nella custodia dell’ottica non c’era una “spazzola”, bensì un pennellino .
Per quanto riguarda il fissaggio dell’ottica, la base su cui viene inserito l’attacco non si trova avvitata alla canna bensì alla culatta.
Importante aggiungere il motivo per cui i giapponesi abbiano optato per delle ottiche senza regolazione o, se presente, con regolazione esterna: il motivo si chiama “tropicalizzazione”. Visto il prevalente contesto operativo dell’esercito giapponese (regione tropicale dell’Asia), era necessario cercare di proteggere le ottiche delle armi da cecchino dalle infiltrazioni di umidità. Ebbene, ciò si ottenne eliminando i classici comandi per la regolazione del reticolo rendendo cosi i cannocchiali a prova di giungla. Eventuali correzioni erano/sono comunque possibili grazie al particolare reticolo di cui sono dotate queste ottiche. Detto reticolo infatti è disegnato in modo da poter correggere alzo e deriva a stima: è infatti composto da una scala graduata verticale che va da 100 a 1500 metri per la correzione dell’alzo e da una scala graduata laterale per la compensazione della deriva. Basta conoscere la distanza approssimativa del bersaglio, usare il riferimento relativo a detta distanza e il gioco è fatto.
Reticolo dell'ottica dell'Arisaka Tipo 99.
IL FUCILE TIPO 99 SPECIALE. (a cura di D. Lanzarotta)
Il fucile “Tipo 99 Speciale” della Marina giapponese semplificava decisamente il processo produttivo introducendo una scatola di culatta realizzata per colata di Ghisa Malleabile, prevista dai documenti tecnici della Marina; lo stesso materiale era esteso ai fornimenti, così come avveniva per diversi fucili da addestramento.
La particolarità della ghisa malleabile è di essere ottenuta decomponendo la cementite presente nella lega iniziale, dura e fragile, in grafite in fiocchi e ferro, migliorando notevolmente le caratteristiche di snervamento e duttilità che possono diventare prossime a quelle dell’acciaio dolce. Con l’aggiunta di altri elementi, come il rame, migliorano anche le caratteristiche di resistenza alla corrosione.
La scatola di culatta così ottenuta non era probabilmente in grado di essere impiegata con continuità, pur non essendo fragile come si potrebbe immaginare, dunque, e in questo consisteva la vera innovazione del Tipo 99 Speciale, la chiusura fu realizzata in modo che le sedi dei tenoni dell’otturatore erano ricavate in una estensione della canna che, prolungata ben prima della camera di cartuccia, arrivava fino al bordo posteriore dell’anello di culatta, in modo del tutto analogo ad una meccanica AR-15 i cui receiver, che non devono resistere alle pressioni dello sparo, sono realizzati in alluminio.
MUNIZIONAMENTO E LASTRINE (a cura di D. Lanzarotta)
Il proiettile delle cartucce 7,7x58 Rimless per fucile (esistevano anche per Mitragliatrici Tipo 97 e Tipo 99 con palla e caricamento differenti) era da 183 grani flat base, dunque a punta chiusa e fondo aperto; la camiciatura del proiettile era del tutto simile a quella sviluppata per il 6,5, ovvero con la porzione anteriore di spessore maggiorato per migliorne la stabilità sulle lunghe distanze. La camiciatura fu realizzata dapprima in lega Cupronickel sostituita, intorno al 1942, da una lega di ottone ad elevato tenore di rame. Più raro l’ultimo tipo di camiciatura in acciaio ramato e annerito.
Il bossolo in ottone fu sostituito, a partire dal 1944, da una versione in acciaio laccato verde sul quale si possono trovare palle con tutte e tre le varietà di camiciatura.
La Marina giapponese produsse una propria versione della cartuccia rimless modificando quelle rimmed delle mitragliatrici calibro 7,7. Queste cartucce avevano il bossolo in ottone più corto di 1mm, una palla da 173 granì camiciata in ottone, l’innesco di diametro maggiore e la crimpatura della palla realizzata con tre punzonature radiali oblunghe.
I TAKEDOWN PER LE TRUPPE AVIOTRASPORTATE (a cura di D. Lanzarotta)
Come citato nell’articolo il fucile Tipo 2 poteva essere separato in due sotto assieme, quello anteriore comprendeva la canna la cui porzione posteriore si inseriva rettilinea nella scatola di culatta, senza movimenti di rotazione o a baionetta. La canna era dotata, inferiormente, di una scanalatura e una protuberanza. Il sistema di bloccaggio consisteva di un grosso cuneo con una testa filettata, libera di ruotare e dotata di un anello a “D” di robusto filo metallico per migliorare la presa.
Posizionata la canna nella scatola di culatta non restava che inserire il cuneo trasversalmente da destra spingendolo fino a fondo corsa e avvitando la testa nella sua sede filettata sulla piastra di rinforzo laterale. Il cuneo, poggiando sulla protuberanza inferiore della canna forzava l’accoppiamento. L’otturatore non chiude all’interno della canna la quale ha solo la sede dell’estrattore a destra, semplicemente vi si appoggia come in un fucile convenzionale.
Il sistema era sufficientemente robusto ma, agendo su un solo punto, non contrasta efficacemente le sollecitazioni dello sparo che provocano un certo allargamento della rosata rispetto a quella prevista per un Tipo 99 normale. Niente di grave rispetto al vantaggio che si otteneva dalla riduzione dell’ingombro.
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