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BERETTA PM12

Pistola Mitragliatrice 12 - Orgoglio italiano





 

La pistola mitragliatrice PM12 in calibro 9x19 mm, nasce alla fine degli anni ’50 come evoluzione del Moschetto Automatico Beretta (MAB 38). Questa validissima e famosissima creazione della Beretta è ancora oggi un’autentica icona nel mondo delle armi.

Come l’arma da cui deriva, il MAB 38, quest’arma nasce dall’esigenza di fornire l’esercito e le forze dell’ordine, di un’arma compatta e leggera ma con una cadenza di fuoco di tutto rispetto.

Così nel 1959, dopo alcuni anni di sperimentazione, vide la luce la “mitraglietta” della Beretta, per mano del celebre Ing. Salza. Nel 1961 fu adottata dall’esercito italiano e dalle forze dell’ordine. Fin dagli esordi fu esportata con successo in molti paesi del centro e sud America nonché in Asia e Africa. Ad esempio in Brasile fu l’arma che sostituì il Thomson M1. In seguito, su licenza Beretta, fu prodotto localmente con la denominazione di M972. Su licenza Beretta è stata prodotta anche in Belgio dalla FN e denominata M12S e M12SD, e in Indonesia dalla Pindad e denominata MP1 e MPA1.

In Italia la produzione è cessata nel 2004 a oltre quarant’anni di distanza dalla sua nascita, il che ne fa una delle armi più longeve della storia.

Nei quarant’anni di produzioni sono innumerevoli le migliorie adottate per renderla un’arma sempre moderna, affidabile e sicura. Ora ne illustreremo brevemente le caratteristiche principali e i miglioramenti adottati.

Come detto in precedenza, la PM12 deriva dal MAB, così, inizialmente, i caricatori in dotazione erano gli stessi del MAB, ed erano da 20, 30 o 40 colpi. Solo a partire dagli anni 70 fu dotato di un caricatore bifilare specifico da 32 colpi.

Anche in quest’arma fu adottato il sistema a massa battente (blow-back) e percussore fisso molto affidabile. La soluzione adottata dall’ing. Salza, per poter tenere ridotte le dimensioni dell’arma, fu quella di conservare la massa dell’otturatore del MAB, spostandone in posizione avanzata la parte più grande. Così il nuovo otturatore diventava “telescopico”. Il sistema così disegnato ha il vantaggio di avere una massa battente sufficientemente pesante per non arretrare in fase di sparo e provocare una fuoriuscita di gas di combustione prima che la palla esca dalla volata, prevenendo così spari accidentali. L’otturatore così concepito avvolge di fatto la canna - per circa tre/quarti della lunghezza complessiva - con un ingombro assai ridotto rispetto al precedente modello, in quanto una parte di essa si trova davanti alla camera di scoppio e arretra insieme col resto dell'otturatore in fase di espulsione/ricarica. Con questo disegno, l'otturatore presenta degli scassi abbastanza grandi sopra e sotto per permettere il passaggio, quando arretrato, del bossolo sparato e contemporaneamente della cartuccia proveniente dal caricatore. La caratteristica inconfondibile dell'arma, il castello cilindrico lungo fin quasi alla volata, è dovuta quindi alla necessità di alloggiarvi l'otturatore che è altrettanto lungo. Con questo sistema anche il rilevamento durante il fuoco è ridotto al minimo. La carcassa è costituita di un solo pezzo che è composto dall’impugnatura anteriore, dall’alloggiamento per il caricatore, dal gruppo sottoguardia con il selettore di sparo e di sicura automatica sull’impugnatura. La canna fu accorciata 10 cm rispetto al progenitore. Tutti questi accorgimenti portarono ad una grande robustezza e compattezza dell’arma.

Una PM12S disassemblata

 

Gruppo otturatore e canna

 

La PM12 è dotata di una stampella pieghevole che una volta aperta facilita la stabilità e di conseguenza aumenta il tiro utile dell’arma. Il suo disegno a gruccia ne consente la chiusura completa lungo il castello dell’arma.

 

La PM12 pesa 3,48 Kg circa scarico (3.820 Kg circa carico) ed è lungo 418 mm (660 mm con gruccia estesa). La velocità di fuoco dell’arma è di 550 colpi al minuto. L’PM12 possiede tre differenti sicure: una manuale sul selettore di fuoco ed una seconda sicura manuale posta sotto il ponticello del grilletto in corrispondenza del punto di presa delle dita, che bloccano l’otturatore in posizione di chiusura ed il grilletto. Questo evita spari accidentali causati da una eventuale caduta dell’arma oltre ad impedire il fuoco qualora non si impugni l’arma saldamente. Un’ulteriore sicura automatica sul tiretto d’armamento arresta il carrello-otturatore, qualora questo non venga completamente arretrato ed armato, prevenendo così spari accidentali.

L'arma può essere dotata di una serie di accessori per impieghi speciali, tra i quali: visori notturni a intensificazione di luce o designatori laser, impugnatura-illuminatore di grande potenza, dotabile anche di filtro infrarosso, che utilizza l'energia di una batteria ricaricabile sistemata al suo interno. Kit per il lancio di granate lacrimogene e silenziatore il quale necessita, per il suo montaggio, di una canna appositamente modificata.

Con visore notturno ad amplificazione di luce
 
Con laser di puntamento
 
Con silenziatore (che necessita di una canna modificata)
 
Con impugnatura con torcia/illuminatore mod. Blitz

 

La rara torcia riprodotta nell'immagine soprastante fu prodotta specificatamente per il GIS (Gruppo di Intervento speciale dei Carabinieri). Denominata "modello BLITZ" ha il fusto interamente in alluminio e va a sostituire l’impugnatura anteriore in plastica dell’arma. Questa si ritiene sia stata prodotta in pochissimi esemplari (probabilmente non più di cinquanta) ed utilizzata tra il 1980 e il 1990. Il funzionamento era garantito da un apposito pacco batteria al nickel cadmio da 12 Volt. Originariamente erano dotate di un cappellotto in gomma paraluce che, dalle poche fotografie scattate in operazione, non fu effettivamente utilizzato. Queste torce furono poi anche adattate all'alternativa d'arma dei reparti speciali, l' Heckler & Koch Mp5.

GIS dei Carabinieri con PM12 e torcia Blitz

 

 

GIS con PM12 e torcia Blitz

 

GIS con PM12 e torcia Blitz

 

Torcia Blitz applicata a HK MP5

 

Nel corso degli anni miglioramenti sono stati effettuati anche sulle vernici e resine utilizzate per rendere l’arma più resistente all’usura e alla abrasioni oltre che agli agenti atmosferici. 
L'arma presentata nelle prime immagini pur essendo una prima versione PM12 (non S), oltre ad essere la versione che si può detenere (demilitarizzata), presenta appunto una finitura nera di riarsenalizzazione che rende i metalli piu resistenti all'utilizzo negli anni. 
Riporta infatti il punzone di riarsenalizzazione di Terni (FAT) in cui presumibilmente è stato fatto tale trattamento.

Punzone di riarsenalizzazione FAT

 

La PM12 è dotata di gruppo di mira fisso. Mentre la PM12S presenta un mirino  registrabile in elevazione e derivazione  e una diottra posteriore regolabile per distanze di 100 mt e 200 mt.

Sopra il gruppo di mira della PM12, sotto della PM12S

 

Questa famosa arma è stata utilizzata in molti teatri di guerra, oltre che dalle forze di polizia in molti Stati. Fu tra le armi utilizzate dai soldati di guardia all’ambasciata USA nel Gennaio del 1968 a Saigon durante l’offensiva del Tet orchestrata dai viet-kong. In quel contesto la M12 venne impugnata sia dagli agenti CIA che dai Marines.

 

Anche numerosi gruppi terroristici fecero uso di quest’arma facilmente occultabile e di grande potenza di fuoco. Tra questi si possono ricordare le BR italiane, l’IRA irlandese che li ricevette dalla Libia e Hamas palestinese.

Guerrigliero di Hamas armato di PM12

 

Miliziano Libico anti regime di Gheddafi con PM12

 

Modelli e Varianti:

In Italia dalla prima versione denominata M12, sono derivate due varianti l’PM12S e il PM12S-2. Queste varianti sono state costruite negli anni settanta e ottanta. La versione PM12S presenta la sostituzione della sicura e la modifica del selettore che da bottoni passanti tipo traversino, passò ad un unico selettore di fuoco - Sicura - Intermittenza – Raffica. Mentre nella versione PM12S-2 fu aggiunto un sistema a cremagliera nella manetta d’armamento per impedire l’armamento accidentale dell’arma.

Quest’arma è, in Italia, attualmente, in dotazione alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, al Corpo Forestale dello Stato ed alla Polizia Penitenziaria.

9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" con PM12

 

Squadrone Elitrasportato Carabinieri Cacciatori di Calabria con PM12S

 

Carabinieri con PM12

 

Polizia Francese con PM12S

 

 

UTILIZZO CON OTTICA S.U.I.T. L2A2
Per la PM12 non è mai esistita una specifica ottica, ma è conosciuta una staffa d'attacco, usata da parte della Polizia di Stato e dei suoi reparti speciali, per poter alloggiare il sistema di puntamento L2A2 inglese, meglio conosciuto come Sight Unit Infantry Trilux (SUIT). Cliccando QUI è possibile collegarsi all'articolo dedicato.



A distanza di quasi 60 anni dalla sua entrata in servizio è ancora un’arma di ordinanza in Italia e all’estero a conferma della sua affidabilità, robustezza e praticità.

Si ringrazia Massimo e Samuele di Armeria GunstoreBunker di Milano www.gunstorebunker.com   per immagini e contenuti.

Alla fine dell'articolo è possibile vedere il video dell'amico Ian McCollum di Forgotten Weapons.

 

CLASSIFICAZIONE COLLEZIONISTICA:

Reperibilità 4
Valore Storico 3
Valore nel Tempo 4
Valore di Mercato 5
Stato dell'Arma GRADE A

Per consultare la legenda, clicca qui

Copyright©2019 - David Elber e Daniele Belussi per Co-Ex

 

Qui di seguito l'esploso dell'arma:


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