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L'ESPEDIENTE INGLESE






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E’ sempre difficile destreggiarsi nel mondo delle armi exordinanza. E’ per questo sempre più indispensabile documentarsi e cercare di capire cosa si ha per le mani per evitare un acquisto che potrebbe in seguito risultare non corrispondente a ciò che si pensava.

In questo caso vediamo un interessante modello SMLE MKIII di produzione BSA del 1911, convertito in calibro .410 probabilmente tra il 1968 e il 1988 (Vi sarà ben chiaro più avanti il motivo di questa affermazione).

Sono ben noti i modelli convertiti ad Ishapore per l’uso di ordine pubblico. Prodotti utilizzando armi di vari produttori a partire dal 1925. Nel libro “Con la pelle appesa a un chiodo” che è una bella raccolta di testimonianze della sfortunata ed eroica guerra della Marina italiana, durante l'ultimo conflitto, Vero Roberti (Giornalista e corrispondente dal fronte), ne cita se pur marginalmente l’uso (certamentemente di preda bellica) anche da parte delle nostre Forze Armate a Ras Alì nel settembre 1941. E‘ scritto: “ ... L’ arma più importante, decisiva, di questa posizione del fronte a mare è un fucile inglese a cui è stata tolta la rigatura per poter sparare a pallini contro i topi cosiddetti delle piramidi. La loro carne è squisita, soprattutto se cotta allo spiedo. ...”.

Per approfondire l’argomento .410 Musket sarà sufficente leggere la scheda già presente nel sito. (CLICCA QUI)

L’arma che qui vediamo però ha alcune caratteristiche come la presenza di cut-off e serbatoio, entrambi perfettamente funzionanti, che possono certamente suscitare un grande interesse negli appassionati, ma sono da considerarsi anomalie che dovrebbero fare scattare un campanello d’allarme (specialmente dopo aver letto la scheda).
Tra le anomalie visibili, certamente la più evidente è proprio la presenza del serbatoio (che i modelli Indiani non hanno), altre caratteristiche come la tacca di mira non bloccata e l’assenza di marcature indicanti il calibro hanno portato a fare ricerche per stabilirne l’origne.

Il modello oggetto di questa scheda

 

Il serbatoio rimosso in un esemplare .410 Musket Indiano

 

Per trovare la soluzione a questo piccolo mistero bisogna fare alcuni passi indietro nel tempo e considerare le normative in fatto di armi (Firearms Act) Inglesi.
Molto sinteticamente e a grandi passi ...
I primi tentativi di regolamentare il possesso di armi nel 1870 e nel 1903 erano atti mirati esclusivamente a generare introiti economici, in pratica si potevano acquistare licenze per la detenzione di ogni tipo di arma pagando semplicemente una tassa all’ufficio postale.

Al termine della Prima Guerra Mondiale, molti dei fortunati uomini ben addestrati all’uso delle armi che tornarono alle loro case, portarono con se diverse prede belliche non controllate. In aggiunta alle armi legalmente detenute da ex militari e quelle già presenti sul territorio destinate a caccia e sport in mano ai civili, cominciarono ad esserci molte armi in circolazione che passavano di mano in mano senza il minimo contorllo. Il periodo non era particolarmente felice a causa della depressione post Grande Guerra e i tumulti in tutta europa dovuti ai moti rivoluzionari in Russia che si ripercuotevano anche in Gran Bretagna portarono al diffondersi di molti problemi legati all’uso illecito di armi da fuoco.

Nel 1920 arrivò il primo vero e porprio “giro di vite”; venivano regolamentate la produzione, la riparazione, la vendita e l’acquisto. Si cominciò a creare un registro per le armi in base alle matricole e distinguere le diverse tipologie di armi, il tutto con lo scopo di garantire l’ordine pubblico. A seguito dell’entrarta in vigore del “firearms Act” , i cittadini che non volevano dotarsi di licenza o che non avevano i requisiti per poterla richiedere venivano invitati a riconsegnare le armi. Furono riconsegnate a migliaia, variavano dagli antichi cimeli di famiglia ai souvenir delle varie guerre in cui il Regno Britannico fu coinvolto. Le armi riconsegnate alle autorità furono selezionate. Quelle di particolare interesse storico, artistico o ingegneristico vennero conservate, le altre avviate alla demolizione. (link al documento originale)

http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1920/43/pdfs/ukpga_19200043_en.pdf

Nel 1937 furono vietate (tra altre cose) le armi automatiche. Ufficilamente sempre per prevenire l’uso delle armi per scopi criminali o sovversivi, riconoscendo però il diritto dei privati cittadini di detenere armi per scopi legittimi quali la caccia e lo sport. (link al documento originale)

http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1937/12/pdfs/ukpga_19370012_en.pdf

Nel 1968 furono inasprite nuovamente le leggi e in pratica gettate le basi per le ben più restirttive norme in vigore tuttoggi. Il “Firearms act ‘68”, sempre più restrittivo, prevedeva l’estensione dell’obbligo di licenza anche alle armi con canna ad anima liscia (shotgun) con lunghezza di canna inferiore a 24”. Licenze che non venivano più rilasciate dagli uffici Postali ma erano a discrezione degli Organi di Polizia. Per la detenzione di armi a canna rigata di calibro superiore al 22lr occorreva una nuova licenza non facile da ottenere. (link al documento originale)

http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1968/27/pdfs/ukpga_19680027_en.pdf

Nel 1988 l’opionine pubblica Britannica venne sconvolta da un eclatante fatto di sangue, consociuto come “Hungerford Massacre”, dove Michael Ryan sparò e uccise sedici persone, compresa sua madre (e il suo cane non conteggiato tra le vittime), ne ferì altre quattordici prima di uccidersi. Utilizzò due fucili semiautomatici, una carabina M1, un fucile Type56 e una pistola Beretta 92FS che possedeva legittimamente. A seguito di questo fatto fu intorodtto il Firearms (Amendment) Act 1988. (link al documento originale)

http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1988/45/pdfs/ukpga_19880045_en.pdf

Nel 1996 un nuovo fatto di sangue. A Dunblane (Scozia) in una scuola elementare. Thomas Watt Hamilton nella palestra della scuole uccise a colpi di pistola 16 scolari di età compresa tra i 4 e i 6 anni e la loro insegnante, prima di suicidarsi. Hamilton deteneva legalmente da quasi vent’anni i due fucili e le quattro pistole usate per il massacro. In seguito a questo triste evento con l’indignata spinta dell’opinone publica, vide la luce il Firearms Act 1997 che di fatto vieta completamente la detenzione di armi da fuoco corte. (link al documento originale)

http://www.legislation.gov.uk/ukpga/1997/5/pdfs/ukpga_19970005_en.pdf

In pratica oggi in Inghilterra solo i corpi speciali di polizia possono usare le armi corte, le armi lunghe di grosso calibro con canna rigata (di calibro superiore al 22lr) possono essere usate solo da cacciatori con particolari licenze o tiratori sportivi, in quest’ultimo caso le armi devono essere conservate presso le associazioni sportive. I gravi fatti di sangue hanno portato l’opinione pubblica a demonizzare le armi e i loro utilizzatori. Di fatto per molto tempo l’argomento “armi” in Gran Bretagna è stato quasi un tabù, se ne parlava solo nei circoli sportivi in cui si praticava l’attività di tiro e quasi sottovoce tra appasionati. Solo negli ultimi anni, grazie ai social-media si è vista una rinascita di liberi scambi di opinioni tra appasionati, collezionisti e operatori del settore.

Tutte queste leggi restrittive hanno portato allo sviluppo dei fucili che qui vediamo. Armi che a noi potrebbero far torcere il naso, ma dovrebbero essere considerate “espedienti” ne più ne meno come le armi ritubate per consentirne l’uso e la vendita nel nostro paese dove alcuni calibri erano (e sono) vietati per legge. Queste armi, a cui venne alesata la canna redendola ad anima liscia, di fatto sono stati “declassati” mettendoli al pari di una “doppietta” da caccia, detenibile con una semplice licenza SGC (Shot-Gun Certificate).

Grazie all’associazione BASC (British Association for Shooting and Conservation) sappiamo con certezza che esistono almeno due tipologie di SMLE convertiti in “.410 shot-gun” realizzati per aggirare i “Firearms Act”.
Il primo tipo di conversione, realizzato dopo il Firearms Act del 1968 era dotato di serbatoio da 10 colpi, anche se il serbatoio aveva solo funzione estetica. L’arma era di fatto monocolpo per l’impossibilità di alimentare tramite il serbatoio le munizioni, problema che accomuna sia “.410 musket” con bossolo metallico sia il “.410 shot-gun” o calibro 36, munizioni cilindriche con bossolo in cartone o plastico.

Il secondo tipo, convertiti a partire dal 1988 per aggirare nuove restrizioni, pur conservando il serbatoio, aveva un lamierino in acciaio saldato all’interno del receiver che fungeva da piattaforma di appoggio per la munizione, rendendo l’arma definitivamente monocolpo. Il Firearms Act del ‘88 prevedeva (tra le altre cose) che le armi a canna liscia, fossero limitate a soli due colpi, o più precisamente due nel serbatoio e uno in canna (limitazione valida anche per i fucili a pompa o a leva dotati di serbatoio interno).

Questi espedienti hanno permesso di detenere e usare armi che conservano l’aspetto militare con solo la licenza SGC (Shot Gun Certificate), un permesso che consente la detenzione di armi con canna ad anima liscia, che può essere ottenuto con una semplice domanda presso una qualsiasi stazione di polizia. Affinché una domanda venga accettata, il richiedente deve garantire all’organo competente la custodia delle armi con soddisfacente sicurezza (armadio blindato o chiuso a chiave) il richiedente non deve costituire un pericolo per la sicurezza pubblica (non deve avere precedenti per ubriachezza, uso di dorghe o squilibrio mentale). Il richiedente deve presentare un controfirmatario, “testimone” già in possesso di licenza SGC che ne deve garantire l’affidabilà ai fini dell’approvazione della licenza che verrà rilascaita se il soggetto risulta idoneo dopo il pagamento di una tassa.

Oltre agli SMLE N°1 modificati, sono noti anche i N°4. Non sono mai stati convertiti i N°5 (almeno non nel Regno Unito) perchè sarebbe operazione inutile al fine di aggirare la legge, inquanto un arma anche con canna ad anima liscia di lunghezza inferiore a 24 pollici rientrerebbe comunque in “categoria 1” (come le armi con canna rigata), detenibile solo con particolare licenza. Sarà di certo possibile utilizzare queste armi anche per la caccia ma certamente esistono armi più pratiche allo scopo (più leggere) come le versioni Australiane che in seguito vedremo.

Come si distingue un .410 Musket originale, modificato in India per “ordine pubblico” da un .410 “espediente”? I .410 musket hanno chiare caratteristiche distintive:

- MODELLO: I .410 Musket vennero realizzati utilizzando solo SMLE N°1 MKIII/III*

- CALIBRO: I .410 Musket potevano camerare solo le munizioni metalliche derivate dal .303 British (vedi scheda sopra citata) mentre i .410 Shot-gun hanno camera di cartuccia cilindrica e possono camerare le moderne e comuni munizioni in palstica o cartone calibro 36.

- PRODUZIONE: I .410 Musket furono prodotti solo in India, utilizzando prevalentemente armi di produzione Indiana (Ishapore) ma sono noti anche esemplari di porduzione Inglese e Australiana, modificati talvolta senza che venissero cancellati i marchi dei produttori originali o impressi i marchi Indiani indicanti la conversione, salvo l’indispensabile indicazione del calibro.

- MARCHI DISTINTIVI: I .410 Musket riportano chiaramente il calibro sulla fascetta del reciver (butt socket) e spesso hanno marchi di riarsenalizzazzione sulla pala del calcio. Sugli “espedienti” si trovano invece solo i marchi originali senza indicazione di calibro. Gli “espedienti” prodotti dopo il 1988 hanno chiaramente visibile il marchio composto da due scettri incrociati con le lettere “M” e “R” rispettivamente a sinistra e a destra degli scettri, e la data di marcatura nella parte inferiore, che può essere scritta per esteso o anche solo con le ultime due cifre dell’anno. Questo marchio indica la limitazione ad alimentazione colpo singolo (Magazine Restricted) tramite saldatura della lamiera interna al receiver.

- ALIMENTAZIONE: I .410 Musket sono monocolpo, il serbatoio assente e al suo posto un tassello di legno bloccatto da due spine passanti nel fore-end. Gli “espedienti” conservano il serbatoio, talvolta perfettamente funzionante talvolta privo di molla e elevatore, rimpiazzati da un tassello di legno. Le armi non hanno comunque la possibilità di essere alimentate con esso, ne nella prima versione in cui il serbatoio potrebbe essere integro, ne nella seconda versione in cui vine saldata una lamiera fissa in acciaio con funzione di cut-off fisso.

- ORGANI DI MIRA: I .410 Musket hanno il cursore della tacca di mira bloccata da un rivetto in acciaio che fissa la distanza utile di tiro con munizionamento spezzato. Gli “espedienti” conservano il cursore mobile per regolare le distanze come in origine.

- ISHY-SCREW: I .410 Musket dovrebbero avere l’immancabile vite di rinforzo passante nel fore-end tipica degli SMLE indiani, inserita in fase di riarsenalizzazione. Si sono però visti esemplari anche senza la vite. E’ possibile che questi siano stai convertiti in fase di prima riarsenalizzazione e che la necessità di inserire le due viti passanti che fissano il blocco di legno che sostituisce il serbatoio gli abbia risparmiato la “Ishy-screw”.

- CAMERA DI CARTUCCIA: I .410 Musket hanno la camera di cartuccia conica per ospitare le munizioni con bossolo metallico mentre gli “Espedienti” per rispondere alle necessità del mercato hanno camera di cartuccia cilindrica per le munizioni calibro 36 con bossolo sintetico facilmente reperibili e non soggette a restrizioni nel Regno Unito.

Vediamo ora alcuni esemplari di queste armi.

 

Un SMLE N°1 MKIII* prodotto da SSA (Peddled Scheme) nel 1918.

Conserva esteriormente tutte le caratteristiche dell’arma in .303 ma il serbatoio è stato limitato tagliando nella parte superiore i lati rastremati che normalmente trattengono le munizioni, sono stati eliminati molla e elevatore, e riempito con un tassello di legno fissato nella parte inferiore. All’interno dell’azione è stata saldata una lamiera in acciaio che funge da appoggio per la muni- zione come un cut-off fisso, per permettere l’alimentazione solo a colpo singolo.

Qui vediamo il marchio che ne attesta la limitazione (“MR” shotguns with a restricted magazine capability) secondo il Firearms Act del 1988, limitazione eseguita nel 2003.

Come anticipato per accontentare appassionati e collezionisti, non solo i N°1 MKIII furono convertiti ma anche i N°4. In questo caso non si corre il rischio di confonderli con i .410 Musket prodotti in India in quanto non furono utilizzati per le conversioni. Questo esemplare è stato realizzando convertendo un N°4MKI del 1943.

In questo caso il serbatoio è rimasto integro, è però presente la lamiera saldata all’interno del receiver che limita l’arma a colpo singolo.


Anche qui è presente il marchio che ne attesta la limitazione (“MR” shotguns with a restricted magazine capability) secondo il Firearms Act del 1988, limitazione eseguita nel 2002.

Da segnalare anche le conversioni in .410 fatte in Australia tra il 1949 e il 1961. Realizzate non per aggirare leggi ma per mantenere attivo lo stabilimento di Lithgow che nel dopoguerra era in difficoltà. Vennero prodotte/convertite (tra tante altre varianti) 6.800 armi in .410 ad uso esclusivo di caccia. Commercializzate dalla Slazzenger, che per esse produceva nuove calciature facilmente riconoscibili. A queste armi monocolpo veniva tolto il "charge bridge" e inciso un solco sulla culatta che traguardata con un mirino in volata permetteva di mirare. Le canne erano prodotte nuove da Lithgow, con camera di cartuccia per il .410 "moderno" di plastica (cal.36) per citare le parole testuali del curatore del museo: "... the .410 shotgun takes all .410 shotgun cartridges up to 3 inch...". I receiver utilizzati per queste conversioni erano di varia provenienza, presi da armi in giacenza anche di produzione Inglese.

Una vista della parte superiore in cui si notano le modifiche, è stato eliminato il ponticello di caricamento e inciso il nuovo calibro e modello, ovvero “.410 Shotgun”.


In questa variante non è stato inserito un tassello in legno per chiudere la cavità normalemtne destinata ad accogliere il serbatoio ma è stato realizzato ex-novo una guardia del grilleto completamente chiusa.

Un doveroso ringraziamento a:
Mr. Matt Brooks per le fotografie dei modelli presentati.
Mr. Bill Harriman presidente della "British Association for Shooting and Conservation" per le preziose indicazioni.
Lithgow Small Arms Factory Museum per le informazioni.

Copyright© 2019 - Andrea Grazioli per CoEx

 
Fonti:
BASC - https://basc.org.uk
Marple Rifle and Pistol Club - http://www.marplerifleandpistolclub.org.uk/general/gunlaw.htm
The Official Home of UK Legislation - http://www.legislation.gov.uk
Museo di Lithgow - http://www.lithgowsafmuseum.org.au/
U.S. Congress Library - https://www.loc.gov/law/help/firearms-control/greatbritain.php

 

 


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