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categorie - ARMI LUNGHE

SCHMIDT RUBIN 1896/11

Infanteriegewehr 1896/11





Il fucile 1896/11 assieme al fucile 1911, è stato l’arma personale assegnata ai soldati dei reparti di fanteria dell’esercito svizzero da poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale fino alla sua fine. Dopo di essa, viste le nuove tattiche di combattimento venne sostituito dalla carabina 1911, prodotta dal 1914 (ma assegnata inizialmente ad altri reparti) fino al 1933.

In seguito a vari test iniziati nel 1907, nel 1911 venne introdotta la nuova munizione “spitzer” (GP11), in sostituzione a quella vecchia “round nose”: GP(18)90. La carica della nuova cartuccia è molto più performante rispetto alla precedente, e solo gli otturatori aggiornati del modello 1896 potevano resistere alle pressioni della GP11. Attenzione: è vivamente sconsigliato sparare GP11 nei fucili 1889 e 1889/96, a rischio è l’incolumità del tiratore e dell’arma.

Differenza tra munizione svizzera GP90 (sotto) e GP11 (sopra)

 

Questi fucili sono delle conversioni del modello 1889/96, versione aggiornata del 1889.

I ’96 nella configurazione originale, uguale a quella del 1889, sono estremamente rari anche in Svizzera, poiché quasi tutti vennero aggiornati agli standard del 1911.

La produzione – o conversione - cominciò nel 1912, procedendo durante la Grande Guerra e terminando nel 1920, con un totale che si aggira attorno ai 135-137’500 esemplari, a seconda delle fonti. Ai 1889/96 venne sostituita la canna, sulla quale erano già montate le nuove mire, con una nuova versione dell’alzo. Un’impugnatura venne aggiunta modificando i calci originali, inoltre venne sostituita la placca metallica inferiore per poter ospitare il nuovo serbatoio da 6 colpi e chiudere lo spazio vuoto lasciato dall’assemblaggio del serbatoio del modello precedente.

il nuovo alzo della versione 1896/11

 

Particolare della placca inferiore per il nuovo serbatoio

 

Differenza tra la guardia del grilletto del 1896/11 e G11/K11

 

Per distinguere il 1896/11 dal 1911 lungo basta una rapida occhiata al calcio. Nei 96/11 è piatto sulla parte superiore della pala del calcio, inoltre si nota subito che l’impugnatura è stata aggiunta.

Inserto nel legno per modificare l'impugnatura

 

L’azione del fucile in questione è chiamata “straight-pull”, ovvero il movimento di carica è ancora più semplice dei bolt-action convenzionali: molto semplicemente si tira indietro e si spinge in avanti la comoda manetta di armamento. Nel movimento è integrata la rotazione del cilindro della culatta che permette di liberare i tenoni dalla posizione di chiusura. Alla vista sembra una gigantesca siringa, per via dell’anello collegato al percussore. Esso è un ausilio efficace per inserire la sicura (ruotando l’anello in posizione orizzontale) e riarmare il fucile (vedi immagine). Inoltre, posizionando l’anello del percussore “a metà” è possibile smontare l’otturatore, procedura incredibilmente semplice, paragonata agli Steyr-Mannlicher. Certo, rispetto agli altri “straight-pull” dell’epoca si tratta di un’azione di dimensioni titaniche, come attesta il receiver, ma al movimento si nota che scivola piacevolmente bene. È certamente un’azione ingombrante e presenta un meraviglioso stile “steampunk”, ma è stata la base per lo sviluppo di quell’opera che solo gli Elvetici potevano creare: il K31. Ma questa è un’altra storia.

 

 

I MARCHI:
Le punzonature appaiono principalmente su scatola della culatta e sulla zona attorno alla camera di cartuccia, sia visibili che invisibili, a contatto con il calcio quindi. Forse la più degna di nota, appare nel nostro caso sotto al numero di matricola il punzone “P57”: si tratta del punzone di dismissione dalla proprietà dell’esercito. Nel caso svizzero, quando il milite cessa di essere obbligato al servizio (nel 1957 all’età di sessant’anni) egli ha il diritto di “acquistare” l’arma personale per poterla tenere. Con tale punzone si testimonia questo passaggio di proprietà. Il punzone significa quindi letteralmente “privatizzato nel 1957”.

Nella parte superiore della camera di cartuccia troviamo, dall’alto in basso

La carrellata di marchi sul reciver

 

  • “B rovesciata P”: BeschussProbe, ovvero prova a fuoco.
  • “Cuoricino”: non se ne conosce il significato, si crede possa essere un punzone di fabbricazione oppure un test del materiale della canna.
  • “B”: Il fucile ha una canna nuova, sostituita per via dello stato usurato di quella vecchia.
  • “M sottostante alla Croce”: Punzone dell’ispettore, il Maggiore Mühlemann, attivo dal 1913 al 1941.

Inoltre si trova su innumerevoli parti metalliche il punzone raffigurante una semplice croce svizzera, trattasi del marchio di accettazione del singolo pezzo (sono svizzeri!).

Nella calciatura non è raro trovare, sulla pala del calcio, sul lato destro, il cartiglio raffigurante la croce nello scudo, di foggia diversa rispetto al famoso crest del K31. Nella parte interna del calcio, sotto alla canna troviamo, oltre al numero di matricola, cartigli indicanti il produttore del calcio come pure marchi riguardanti eventuali riparazioni. Interessante notare come nella pala del calcio, sotto al calciolo metallico, in alcuni casi si possa trovare la data di fabbricazione del calcio, dove il numero romano indica il mese, mentre quello arabo ne indica l’anno. È comunque più facile trovare questo tipo di marchio sulle carabine. Un grazie a Tom di www.swisswaffen.ch per i chiarimenti sui punzoni!

 

Un altro elemento caratteristico dei fucili ex-ordinanza elvetici sta nel “foglietto” posto sotto al calciolo che indica nome, domicilio e incorporazione all’unità militare del milite proprietario. Finito il servizio infatti (la scuola reclute), il milite si portava letteralmente il fucile a casa: così facendo si aumenta la prontezza in caso di mobilitazione improvvisa. Il milite avrà ancora bisogno dell’arma, poiché ogni anno sarà obbligato ad un “corso di ripetizione”, nel quale si vedrà di nuovo occupato nell’esercito per esercitazioni varie e per esercitarsi al tiro obbligatorio annuale.

Il “foglietto” non è sempre presente, ma è un aspetto che quando c’è conferisce all’arma una sorta di identità. Certo, non ha mai veramente combattuto una guerra, ma sicuramente degli aneddoti “del servizio militare” nell’esercito svizzero li potrebbe sicuramente raccontare.

Il classico foglietto di identificazione

 

Per concludere è possibile espicare il significato delle scritte presenti sul famoso “foglietto” che trova posto sotto al calciolo. Esso indica i dati del milite che lo ricevette in dotazione. Sulla prima riga troviamo il nome del milite (nel nostro caso si tratta del bisnonno del sottoscritto), seguito dall’anno di nascita, solitamente in due sole cifre – 1897. Subito sotto trova posto l’incorporazione nell’esercito, in questo caso una non meglio specificata unità di riserva. Nell’ultima riga trova posto il domicilio del soldato, qui semplicemente indicato come “Bosco”, un villaggio del Luganese che negli anni ’50 contava meno di 180 abitanti. Sul lato opposto si trova in genere il numero di serie del fucile. 

Un accessorio che non può mancare al collezionista è la lastrina di caricamento. Si tratta di una piastrina particolare, del tipo che i collezionisti anglofoni chiamano "stripper-clip", ma è composta di una parte inferiore di metallo di rinforzo e una parte superiore di cartoncino che andava a coprire completamente la cartuccia. Questo perché la GP(18)90 originale aveva arrotolato attorno al proiettile un pezzo di carta per conferire il giusto calibro alla palla, e perciò abbastanza delicato. Queste lastrine erano pensate proprio per proteggere suddetta carta.

 

BAIONETTA:
Ai fucili 96/11 vennero assegnati due tipi principali di baionette: il modello 1889/18 (anche conosciuto come 1889/96 o /99) e il modello 1899, comunemente chiamato Mod. 1911. Secondo diverse fonti il primo tipo sembrerebbe un normale modello per fucile 1889, il quale venne modificato in seguito, si pensa ai primi del ‘900. Al modello iniziale venne semplicemente aggiunto un rivetto rotondo nella scanalatura della lama (solo sul lato della matricola) per una migliore ritenzione nel fodero. Questo modello venne principalmente utilizzato sui 96/11, sebbene esistano esemplari con anello adattato alle canne delle carabine.

In seguito venne introdotta un’altra baionetta, la 1899. Essa presenta delle “barre di arresto”, sempre per trattenere la lama nel fodero, su entrambi i lati. Anche in questo caso le stanghe si trovano nelle scanalature, sempre in prossimità dell’elsa (vedi foto sottostante). Questo modello verrà assegnato sia ai fucili 96/11 e 11 che alle carabine 11, le baionette per le quali differivano unicamente nel diametro dell’anello: 15mm circa per i fucili e 14mm per le carabine (moschetti). Il metodo più facile è comunque quello di verificare il numero di matricola apposto sull’elsa, per determinare a quale arma fosse attribuita la baionetta. Le Mod. 1899 per moschetto sono comunque molto rare a trovarsi, anche perché a partire dal 1918 vennero sostituite dal nuovo modello.

 

LA CINGHIA:
La cinghia standard per i fucili Schmidt-Rubin è diversa dal modello per carabine: queste la montano lateralmente, con un cursore, mentre i fucili ne hanno una montata al di sotto dell'arma. Consiste in una semplice cinghia in cuoio fissa larga circa 30mm con due bottoni metallici che la mantengono in posizione. Le regolazioni possono essere due o tre e possono essere scambiate da un occhio inesperto per le cinghie del fucile italiano 1891 Carcano. Le cinghie spesso riportano il marchio di accettazione (scudo elvetico), anno di produzione e produttore.

CLASSIFICAZIONE COLLEZIONISTICA:

Reperibilità 2
Valore Storico 2
Valore nel Tempo 3
Valore di Mercato 2
Stato dell'Arma GRADE A

Per consultare la legenda, clicca qui

Copyright© 2018 - Francesco Carcaterra e CoEx

 


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